Un musulmano, un cristiano, un ebreo e un ateo. sembrerebbe una barzelletta, e invece è una nostra canzone, Lei. I quattro rispondono a un misterioso personaggio, che chiede loro di esporre cosa pensano ci sia dopo la morte. «Venite gente che passate di qua»: è un appello, di sapore popolareggiante, rivolto alle persone che passano per via, ma anche, più in generale, a chi vive qui e ora, agli avventori della vita, che necessariamente vengono, e poi passano.
Il primo a prendere la parola è il musulmano, che descrive il paradiso di latte, miele e fanciulle che lo attende nell'Aldilà. La discussione si fa subito animata, il cristiano ghermisce il suo bastone come a volerlo dare in testa a qualcuno: lui, afferma, aspetta la resurrezione, che gli permetterà di rincontrare la moglie un tempo perduta. Per terzo parla l'ebreo, citando un passo dell'Antico Testamento (2Sam 14,14): «Noi dobbiamo morire, e siamo come acqua versata per terra, che non si può più raccogliere, e Dio non ridà la vita». L'ateo è l'ultimo ad intervenire, e parla con rassegnazione - o forse con alterigia, non si sa - del nulla che lo attende dopo la morte. A un certo punto compare proprio Lei, la Morte, in mezzo a loro, e tronca quelle chiacchiere, dicendo beffarda: «volete sapere cosa ci sia nell'Aldilà? Bene, venite con me, ve lo farò vedere io!», e se li porta via tutti e quattro,indistintamente.
Il settimo sigillo Questo testo è ispirato alla scena finale del film Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, dove il saltimbanco, uno dei personaggi, vede in lontananza la Morte accompagnare il Cavaliere e gli altri verso l'Aldilà, e commenta a sua moglie la scena, dicendo che sembrano danzare. A questa scena rimanda, in particolare, l'assolo di tromba inventato da Giovanni, che conclude il pezzo: una danza molto ritmata che accompagna l'ingresso dei quattro dialoganti nell'Ombra.
Lei Ci si potrebbe chiedere perché l'epilogo di una storia così tetra sia accompagnato da una musica tanto allegra. Ebbene, questo accostamento riprende il tema iconografico tardo medievale della danse macabre: una danza di scheletri e uomini di diverse estrazioni sociali, che tutti insieme, senza differenze di sorta, s'avviano a passo leggero verso la fine.
Lorenzo Franceschini